20130315

Ecclesiologia anabattista oggi

 
 
L'ECCLESIOLOGIA ANABATTISTA OGGI
- Una valutazione personale -
di
GABRIELE BIANCHINI

CITAZIONI D'APERTURA
 
   - "La plus belle des ruses du Diable est de vous persuader qu'il n'existe pas!" (Budelaire)


  - "Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
Osservate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena." (Matteo 6:25-34)

 
  Vorrei intervenire sulla valutazione dell'ecclesiologia anabattista alla luce di due premesse a mio avviso fondamentali:
    1. l'interpretazione del messaggio di Gesù Cristo e la sua valutazione all'interno del contesto storico, filosofico, culturale e religioso offerto dal giudaismo e dal paganesimo greco romano dell'epoca, non può, secondo la mia opinione, porre l'accento sui caratteri di continuità del messaggio di Cristo con la tradizione giudaica (come fanno storici italiani quali Pesce - sulla scia di Thaissen- e di cui sono stato anche allievo). Questo poi al fine di operare una neanche tanto sottile opera di svalutazione del carattere di novità e di rottura che Gesù rappresenta nel continuum storico; per ridurre l'avventura cristiana apostolica a quella di una misera setta come tante dell'epoca, che per qualche caso più o meno fortuito, viene poi manipolata dall'impero romano che, trasformandola in una chiesa di stato, la destina ad essere una delle confessioni più diffuse al mondo.
    2. fresco della lettura di un libro che consiglio vivamente a tutti, in quanto inscrive la sua analisi della tendenza della società contemporanea a cadere in forme più o meno lampanti di fuga dalla libertà positiva proprio nel confronto tra il cattolicesimo e il protestantesimo, vorrei sottolineare che al di là dell’esegesi e dell’ermeneutica tecnica, l’interpretazione e la valutazione globale delle sacre scritture è suscettibile in maniera molto determinante delle premesse sociali, economiche e psicologiche dell’interprete, che spesso sono difficili da individuare con chiarezza, perché per lo più candidamente oscurate da un serie di “razionalizzazioni”, il cui carattere è invece squisitamente emotivo. In soldoni credo che si debba porre l’accento sulla corretta traduzione dall’originale dei testi o sulla questione del canone, non meno che sul peso che i teologi - che hanno determinato la storia delle chiese cristiane - hanno dato a questa o a quest’altra parte dei testi stessi, proprio in virtù delle loro premesse psicologiche, emotive, culturali, filosofiche e socio-economiche. Il libro è Fuga dalla libertà di E. Fomm, che sottoscrivo a pieno titolo, fatta attenzione alle premesse di cui poco fa dicevo, dalle quali neanche l’autore riesce ad essere pienamente distaccato, ma che si possono facilmente vedere, tenendo presente quando è stato scritto il libro e che Fomm era un socialista convinto, attivo politicamente, di famiglia ebrea, e comunque a mio avviso un pelo troppo positivista.
Detto ciò, per una valutazione sull’attualità d’essere anabattisti oggi qui in Italia, non si tratta troppo di mantenere la tensione verso un anabattismo storico, che pure va conosciuto approfonditamente, nelle sue premesse, nel contesto in cui nasce e quello in cui si sviluppa la sua storia.
In questa direzione mi sbilancio in una supposizione che però mi sento di presentarvi: la reinterpretazione dell’anabattismo avvenuta qui in Italia anche e grazie a Gastaldi e alle Comunità Cristiane, mi sembra poter avere un valore ben al di là della mera “rievocazione/riesumazione storica”. Inoltre può godere del benefico influsso proprio della parte migliore del cattolicesimo. Non mi riferisco chiaramente a quella relativa l’ecclesiologia, la liturgia e altre cose che chiaramente ci “separano” da quel mondo, ma all’accento posto dal cattolicesimo, anche medievale, su alcuni temi evangelici e culturali che partono da delle premesse più felici rispetto a quelle del primo protestantesimo storico, vivo però ancora in molte chiese contemporanee.
In questo senso penso che una rivalutazione del medioevo da parte delle tradizione protestante, scevra dal pregiudizio che è nato dall’opposizione alla corruzione della gerarchia cattolica e di alcune prassi da essa inventate e avallate come sacrosante, sia assolutamente necessaria. Gli anabattisti, perlomeno, se lo possono indubbiamente permettere, in quanto anche storicamente hanno rifiutato non solo la chiesa e la società da cui venivano, ma anche quella che si preparava con la prima riforma protestante, e quest’ultimo aspetto è della massima importanza.

Il luteranesimo e il calvinismo, infatti, pur esprimendo un nuovo sentimento di libertà, costituiscono al tempo stesso una evidente fuga dalla libertà, storicamente leggibile nella immediata consegna della fede sottratta al monopolio cattolico nelle mani degli imperi secolari dell’epoca, diventando immediatamente chiese di Stato. Perché avviene questo apparente paradosso e questa contraddizione?
La disgregazione dello statico e imbrigliato ordine socio-economico medioevale, porta l’uomo in una condizione di maggiore libertà, che però si configura essenzialmente come “libertà da” (dalla chiesta cattolica, ad es.) e non di libertà positiva, creativa e produttrice, ovvero “libertà di”.
La libertà acquisita rivela subito il suo carattere ambiguo, e si configura paradossalmente come benedizione e maledizione allo stesso tempo: libertà negativa.
L’uomo si scopre libero, come era successo nel giardino dell’eden, ma di fronte a questo abisso di possibilità dispera, perde la fede, si ritrova nudo, solo e insicuro. Insostenibilmente solo e insicuro. Non vede la possibilità nuova che ha di scegliere Dio e di confermarsi positivamente in Lui. Questo isolamento percepito, che crea quell’angoscia esistenziale insostenibile di cui sono testimoni le sacre scritture come pensatori in epoche disparate (Nietsche, Kiekegaard. Kafka, ecc…), è la cosa più intollerabile alla natura umana: una solitudine morale e spirituale che è ben al di sopra dell’angoscia che può creare la sola versione fisica di questo isolamento.
Da queste premesse l’uomo moderno, come Lutero e Calvino, si prepara a quella consegna di se, della sua individualità e della sua libertà a nuovi dei e nuove istituzioni secolari, che caratterizza la società contemporanea; ed è in questo annientamento senza precedenti - che si configura come aut totalitarismo aut conformismo di massa -, che può almeno in parte placare quell’ansia intollerabile che lo determina. Ecco perché il mondo è fondamentalmente malvagio per i protestanti: perché le persone lo percepivano psicologicamente come tale. Per il cattolici al contrario, al di la’ della libertà dell’uomo di pervertire l’opera divina, essa rimane sempre essenzialmente buona, in quanto opera di Dio. Nel protestantesimo storico l’accento, più che sulla continuità e la somiglianza tra Dio e l’uomo, è posto sulla loro differenza e distanza qualitative.

Se il cattolicesimo medievale è inscritto in un universo determinista, che comunque dava anche sicurezza all’uomo, la disintegrazione di questa società e la conseguente maggiore libertà e valorizzazione dell’individualità non trovano un terreno solido su cui edificarsi, né da un unto di vista fideistico, né psicologico-emotivo e poi socio-economico.
Inoltre entrambe queste macro categorie fideistiche rimangono vittime di una concezione STATICA della natura umana: aut buona, aut cattiva.
La grande novità dell’opera fommiana consiste nell’intuizione che invece la natura umana non è statica, ma DINAMICA, ovvero dialettica.
A mio avviso lo stesso libero arbitrio può essere illuminato da questa tesi fommiana: l’uomo è libero di essere buono come cattivo. Non esiste una natura umana statica, fissa e determinata. E’ l’uomo che, illuminato da Dio, sceglie di aprirsi alla libertà positiva donatagli, oppure sceglie di resistere alla luce.

In conclusione: il messaggio di libertà che esprime l’ecclesiologia anabattista come l’anabattismo in toto, prendendo le distanze tanto dal cattolicesimo quanto da parte del protestantesimo, pongono basi più solide per mettere effettivamente l’uomo di fronte alla possibilità di quella libertà positiva, produttrice e creativa che è in potenza nella creazione divina. Lo sviluppo di questo tipo di libertà oggi, è il compito dell’anabattismo contemporaneo, che deve concentrare i suoi sforzi più che nella difesa e nella separazione (ovvero nella “libertà da”) - come storicamente è avvenuto per ovvie ragioni-, in quell’ “edificazione” creativa e creatrice dell’uomo nuovo.
Forgiato dalla grazia, dall’amore e dalla remissione dei peccati di Cristo, il cristiano non può accontentarsi dell’illuminazione della fede vissuta nell’isolamento, ma deve attivarsi nell’amore verso il fratello e nella costruzione della comunità dei fratelli cristiani.



Gabriele Bianchini
 
 

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